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LA
STORIA |
IL
CANTASTORIE
Il cantastorie,
fin dai tempi più antichi, era colui che andava
in giro a cantare e declamare le sue “storie”
per paesi e città. Abbiamo notizie di
cantastorie in attività già dalla metà dell’800
in Emilia, Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia,
Liguria, Sicilia. Proviamo a spiegare com’era il
modo di lavorare di un cantastorie: egli di
solito si fermava in una piazza, all’angolo di
una strada, in un mercato, dove c’era tanta
gente di passaggio e lì incominciava a cantare,
a suonare, a esibire i suoi fogli e i suoi
cartelloni e tutti si radunavano ad ascoltare e
a guardare. Intorno al cantastorie quindi si
formava il “treppo”,
che in gergo vuol dire grosso gruppo di gente, e
questo spazio costituiva il palcoscenico nel
quale il cantastorie faceva il suo
spettacolo. Le
“storie” che cantava potevano essere
tragiche, allegre, strampalate, e a
seconda dei casi la gente si commuoveva o
sorrideva ascoltando le vicende che il
cantastorie sapeva evocare. Lo spettacolo era
semplice, popolare, fatto con spontaneità e con
improvvisazione, la musica era popolare, il
linguaggio semplice e spontaneo, adatto a
suscitare emozioni e sentimenti. Cronista,
saltimbanco, poeta, musicista, clown, il
cantastorie era tutto questo e in più sapeva
stabilire un contatto diretto col suo pubblico
che conosceva molto
bene.
IL CANTASTORIE PIAZZA
MARINO
Trio dei Cantastorie (anni 1970) A
sin. Lorenzo de' Antiquis al centro Piazza
Marino, a destra Tonino
Scandellari
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Il cantastorie
Piazza Marino, nato a Bazzano nel 1909 morto a
Bologna nel 1993, incominciò nel 1927
giovanissimo a cantare
e suonare nelle fiere e mercati dell’Emilia e
Romagna accompagnato dal fratello Piero, bravo
fisarmonicista.
Piazza Marino era
conosciuto da tutti specialmente nei paesi delle
provincie di Bologna e di Modena, la gente
sapeva a memoria le sue storie e le sue
zirudelle. Diversi sono stati i cantastorie con
in quali Piazza Marino ha collaborato nelle
varie fiere e mercati emiliani e
romagnoli, veneti e marchigiani. Ricordiamo fra
gli altri: Adelmo Boldrini, Vincenzo Mgnifico
detto Bobi, Mario Bruzzi, Renzo Scaglianti(detto Carlino), Giuseppe
Dian (detto Beppe), Antonio Scandellari (detto
Tonino).
| Piazza fu eletto
trovatore d’Italia alla Sagra dei Cantastorie
del 1970.
Ma, proprio in quel
periodo, Piazza dovette cambiare la sua attività
da cantastorie a venditore ambulante;
costretto dal mutare delle situazioni e
delle mentalità: il potere crescente dei mezzi
di informazione di massa (giornali,
televisione), le nuove regole comunali: nelle
piazze dove si svolgevano fiere e mercati
infatti non si poteva più attirare l’attenzione
della gente con musica e zirudelle perché
così facendo si danneggiavano gli altri
commercianti presenti nel mercato. Questa
trasformazione fu graduale e non fu mai completa
perché Piazza Marino continuò anche dal suo
banco di chincaglieria e musicassette a chiamare
il pubblico di passaggio, a suonare l’ocarina e
ad improvvisare rime e zirudelle. Continuò anche
a vendere i suoi
fogli volanti: i fatti, le zirudelle, i
canzonieri. Ma, fra tutti gli articoli che
portava in giro di fiera in fiera, di mercato in
mercato, quello che si vendeva di più era la
lametta da barba di varie marche: Gillette,
Bolzano,
e tante altre marche sconosciute; egli si
creò anche una marca propria: la lametta PIMAR
fatta fare apposta da una ditta di Milano, e poi
naturalmente i rasoi, i pennelli, il sapone da
barba, il
fermasangue.
Nel mercato di Bologna, la
Piazzola, c’era un temibile concorrente di
Piazza Marino: Oreste
Biavati, i due si contendevano il dominio della
piazza e Biavati argutamente diceva: “Se le
lamette le comprate da me i maccheroni li mangio
io, se le comprate da Piazza Marino i maccheroni
li mangia
lui”.
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I FOGLI VOLANTI DEI
CANTASTORIE
Inizialmente
l’unica fonte di guadagno di un “cantastorie”
era la vendita dei suoi “fogli volanti”. Questi
fogli contenevano le canzoni, le zirudelle, i
fatti che il cantastorie stesso raccontava,
cantava, declamava in mezzo alla gente durante
le fiere e i mercati. Tra tutti i fogli
volanti dei cantastorie distinguiamo tre
tipologie diverse a seconda del tipo di
contenuto e dei formati:
LE
ZIRUDELLE
Erano esili fogli di carta
colorata stampati da un solo lato e contenevano
le 'zirudelle': nella parlata contadina di una
volta 'zirudella' voleva dire filastrocca o
poesia in dialetto, generalmente a rima baciata,
che scorre veloce con espressioni immediate e
semplici, umoristiche, popolari. Piazza Marino
apparteneva a quella categoria di 'poeti
contadini' con poca cultura scolastica ma con
tanta umanità ed ironia, capace di comporre e
improvvisare zirudelle su qualunque caso della
vita. La zirudella cominciava quasi sempre
con: 'Zirudela stè a scultèr e finiva con:
'Tich e tach la zirudela' oppure: 'Toch e dai la
zirudela' oppure altre varianti sillabiche che
servivano da chiusura alla
poesia.
I
CANZONIERI
Erano fogli grandi di
carta colorata, stampati da ambo i lati,
contenevano tutte le canzoni in voga negli anni
quaranta e cinquanta, le foto dei cantanti del
momento e le canzoni umoristiche, le parodie e i
contrasti dei cantastorie. Si può dire che i
canzonieri sono stati i progenitori della
rivista 'Sorrisi e Canzoni' che ha tanto
successo al giorno d’oggi. Il canzoniere
conteneva quasi tutto il repertorio del
cantastorie: stornellate, canzoni, parodie,
contrasti umoristici; tutto ciò che serviva a
tener vivo l’interesse ed invogliare agli
acquisti. Le 'arie' musicali utilizzate per
parodie e canzoni erano sempre le stesse della
tradizione antica: Caterinella, Paraponzi, Bon
bon.
I
FATTI
Erano fogli bianchi
abbastanza grandi stampati da un solo lato e
contenevano fatti tragici, commoventi,
strappalacrime o strazianti (il reduce che torna
dalla Russia e trova la moglie risposata con un
altro, la bambina gettata nel pozzo, lo
smemorato, la bambina salvata dal cane,
ecc.) I fatti erano così strutturati: la meta'
superiore era occupata dai riquadri disegnati
che illustravano gli episodi salienti della
storia, la metà inferiore conteneva la 'canzone'
che narrava la tragedia. Quasi sempre queste
canzoni raccontavano storie vere, addirittura di
attualità composte in gran fretta subito dopo
l’evento: l’attentato a Togliatti, la tragica
fine della squadra del Torino, l’ergastolo a
Rina Fort, la strage del 2 Agosto, l’immane
sciagura nella miniera di Marcinelle, ecc.
Spesso alla vendita dei fatti si
accompagnava anche la vendita della catenina o
dell’immagine sacra del Santo che aveva fatto il
miracolo. I cantastorie spiegavano il fatto
drammatizzandolo fino a strappare le lacrime al
pubblico che ascoltava commosso, poi lo
cantavano e la gente, sull’onda della commozione
comprava subito tutti i fogli. Oggi i fatti
tragici, e ne succedono tanti, ce li racconta
gia' la Televisione tutte le sere nei vari
Telegiornali, siamo tutti informatissimi sulle
disgrazie e i delitti successi nel mondo e il
cantastorie ha più difficoltà a interessare e
commuovere un pubblico che è più informato e
smaliziato di quello di una volta. Ma proprio
qui sta la bravura di un cantastorie: nel saper
adeguarsi ai tempi e riuscire sempre e comunque
a interessare la gente. Giuliano
Piazza
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CONGRESSI DEI
CANTASTORIE
Nel
1954 si svolge a Bologna il primo “Congresso
Nazionale dei Cantastorie nel cortile interno
della Trattoria Profeti in via Riva di
Reno. Nel locale ci sono Cantastorie venuti
da Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana,
Abruzzo, Ciociaria. Al termine del Congresso si
esibiscono poi tutti in Piazza VIII Agosto la
Montagnola. Le riunioni
dei Cantastorie si succedono, dopo qualche anno
di pausa, abbastanza regolarmente. Il
secondo Raduno nazionale si svolge
a Gonzaga (Mantova) il 9 Settembre 1957 in
occasione della fiera millenaria. L'evento
assume per la prima volta il carattere di
un vero e proprio concorso a premi con coppe,
medaglie e diplomi. I cantastorie si esibiscono
davanti a una giuria prestigiosa della quale
fanno parte, tra gli altri, il regista Cesare
Zavattini, l’etnomusicologo Roberto Leydi e
l’editore Campi. Viene eletto “Trovatore
d’Italia” il cantastorie siciliano di Paternò
Cicciu Busacca, altri premi vanno ad Ada Bampa
per la narrazione drammatica e a Marino Piazza.
Nel ’58 sempre a Gonzaga si svoge il secondo
Convegno dei Cantastorie con “Trovatore
d’Italia” Vito Santangelo di Paternò. Nel ’60 la
rassegna prende il nome di “Sagra dei
cantastorie” e si svolge il 29 Giugno a Grazzano
Visconti (Piacenza): risulta vincitore il decano
dei cantastorie siciliani Orazio Strano di
Riposto, nell’occasione Roberto Leydi e Cesare
Parmeggiani allestiscono una mostra dal tema:
“Episodi di cronaca nera dal’45 ad oggi nella
poesia dei Cantastorie”. Nel ’62 la Sagra si
svolge a Castell’Arquato (Piacenza) il 1° Luglio
la giuria formata da personalità del mondo
dell’arte, studiosi del folklore, giornalisti,
assegna il titolo a Orazio Strano. Nel 1964 a
Monticelli D’Ongina (PC) vince Vito Santangelo,
nel 1965 a Bobbio (PC) vince Turi Di
Prima, nel 1966 a Piacenza in piazza
Cavalli vince Leonardo Strano, nel 1967 il
congesso viene fatto sempre a Piacenza in Piazza
Cavalli e vince Franco Trincale, nel ’68 a
Piacenza sempre Franco Trincale, nel ’69 a
Piacenza vincono i milanesi Giovanni
Borlini e Angelo Brivio, nel ’70 a Piacenza
trovatore d’Italia è Piazza Marino, nel ’72 a
Bologna in Piazza Maggiore vince Lorenzo de
Antiquis, nel’73 sempre a Bologna vince Dina
Boldrini, nel ‘74 a Bologna vince il siciliano
Ciccio Rinzino, nel ’75 a Bologna vincono Angelo
Cavallini e la moglie Vincenzina Mellini.
E qui finiscono le Sagre dei cantastorie con
elezione del Trovatore d’Italia. Nell ’80 si
svolge a Torino la Rassegna dei Cantastorie,
nell’82 a Santarcangelo di Romagna, nell’83 a
Casalecchio di Reno (Bo), nell’85 a
Bagnacavallo. Dall’86 in poi si
svolgono ogni anno Rassegne dei cantastorie a
Casalecchio a fine luglio e a Santarcangelo di
Romagna l’11 Novembre.
La canzone del congresso
dei cantastorie
di Lorenzo De Antiquis e Marino
Piazza
Signori, primo Congresso
dei cantastorie, a Bologna, undici aprile 1954.
In quella data, in quella giornata, noi
abbiamo fatto una bella canzone, parole di
Marino Piazza e Lorenzo De Antiquis.
State a
sentire:
In mezzo a tante idee e
tante glorie al pari di partiti e
movimenti sono a congresso tutti i
cantastorie allegri armoniosi e
sorridenti. La prima idea di Piazza
Marino che disse un giorno con
Lorenzino fu alla Fiera delle
Crocette dopo venduto le canzonette mentre
la gente ancora cantava l'associazione lì si
formava Dian Pedacchia Bobi e Parenti di
quell'idea furon contenti. Lorenzo segretario
l'incarico accettò a Benevento lo stato di
notte preparò.
Pensate, di notte Lorenzo ha fatto tutto
lo statuto della nostra associazione.
Ci
ritrovammo dopo senza fallo a Rimini alla
Trattoria del Gallo Silvagni Alfredo era
reticente ma dopo fu eletto
Presidente. Ecco già nata
l'associazione lavoratori della canzone da
tutta Italia hanno aderito andiamo d'accordo
con ogni partito siamo i cronisti più
popolari andiamo a scoprire tutti gli
altari non lo facciamo per
cattiveria tutto per ridere, non roba
seria. Evviva l'allegria evviva il
buonumor è questo il congresso che a noi sta
tanto a cuor.
Ah,
che congresso ragazzi! In "Piazzola" tutto
il popolo, tutti i cittadini erano attorno
ai cantastorie. Migliaia e migliaia di persone,
grande autorità, cultori, tutta gente che
si... giornalisti, radio, televisione, fu la
giornata della canzone. Primo congresso dei
cantastorie.
Ora
tutti i cantastorie all'adunata dovran
trattare tutte le questioni e prima di
concluder la giornata ognun farà le sue
esibizioni. Canzoni allegre, tragedie e
fatti, marito e moglie che rompono i
piatti e Fausto Coppi che vince in
volata la volpe sui tetti era scappata i
quattro grandi in discussione viva la pace e
la canzone i fidanzati sulla
Lambretta cantano in coro la
canzonetta.
E
questa associazione è nata per
cantar cent'anni di allegria con noi si può
cantar. Alè,
alè.
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RASSEGNA
STAMPA
Dialogo interattivo tra burattini
e cantastorie (G.P) «Belinda ed
il mostro».
Questo il titolo della prima
rappresentazione interattiva fra burattini e
cantastorie, che andrà in scena a Villa Revedin
il 14 agosto alle 19, grazie alla collaborazione
fra la compagnia «La Garisenda» ed il
cantastorie Giuliano Piazza. A quest'ultimo
abbiamo chiesto di darci qualche anticipazione
della serata. «Ho scritto insieme a Foschi una
favola musicata» racconta Piazza «dove i
burattini, in alcune scene, interagiscono con i
cantastorie. Riprende la storia de "La Bella e
la Bestia", trasferendola in ambiente
petroniano. Il padre Petronio è un ricco
mercante che diventa povero a causa della figlia
cattiva. Nel corso di questi avvenimenti, la
storia racconta l'amore fra la sorella buona,
Blinda, ed il mostro, che si rivelerà essere poi
un principe vittima di un sortilegio. Abbiamo
scelto questa favola perché ha una morale
positiva, ossia l'amore vince su tutto». E' la
prima volta che burattini e cantastorie
interagiscono sulla scena? «E' un'opera
innovativa. Ad un certo punto in scena ci sono
Fagiolino e Sandrone che presentano i due
cantastorie, ossia il sottoscritto - di cui
Fagiolino dice "è colui che va in Piazza, come
anche suo padre, da cui ha ereditato il nome ed
il mestiere" - insieme al secondo cantastorie
Gambero - su cui Sandrone scherza dicendo "è
colui che va all'indietro, ma però con l'occhio
avanti". Questi dialoghi continuano, fra la
rappresentazione dei burattini, la musica ed i
nostri racconti di cantastorie con la chitarra
ed i cartelloni illustrativi». Cosa significa
essere cantastorie oggi? «E' un mestiere antico,
pervaso di valore e significato, che ho
ereditato da mio padre Piazza Marino, e che
cerco di portare avanti. Come cantastorie
recitiamo nelle piazze e nelle feste paesane.
Siamo iscritti all'associazione Aica con sede a
Forlì, che raduna circa una ventina di
cantastorie in tutta l'Italia, tra cui alcuni
bolognesi come Gianni Molinari e Tina Boldrini,
ultima rimasta della vecchia guardia e che ha
lavorato anche con mio padre». (su
gentile concessione: Avvenire Bologna
7)
I cantastorie vanno in
Fira
Negli anni Settanta erano in
giro per la Fira. La domenica mattina si
piazzavano in strada e vendevano la propria
merce: lame da barba, penne a sfera, metri,
ocarine, ma soprattutto raccontavano storie. E
la gente di Russi (ma non solo quella) si
fermava ad ascoltare. Dopo una 'vacanza' di
decenni, i cantastorie tornano alla Fira di sett
dulur di Russi, la cui edizione 2003 è stata
presentata ieri in municipio. La direzione della
Festa (che comincerà il 14 settembre e terrà
banco fino a giovedì 25, con la 'chicca' della
presenza di Roberto Bettega, vicepresidente
della Juventus e grande centravanti) ha deciso
dunque di ridare spazio ai cantastorie. E' stata
allestita Treppinfira, manifestazione nella
manifestazione dal 19 al 22, tra piazza Farini a
piazza Dante, da corso Farini all'ex macello,
dal centro polivalente al teatro comunale. Qui
ci sarà una mostra dedicata ai cantastorie (i
migliori, in arrivo da varie parti d'Italia),
con tanto di fogli volanti, contenuti negli
archivi dell'Associazione italiana cantastorie,
dove loro annotavano i propri appunti durante
gli spostamenti, e quindi anche nelle tappe alla
Fira di sett dulur di Russi. I cantastorie
potranno essere sentiti al pomeriggio (dalle
16.30) e alla sera (20.30). La mostra in teatro
sarà inaugurata il 19 da Gian Paolo Borghi,
direttore del centro di documentazione
etnografica di Ferrara. Il via alla Fira avverrà
domenica 14, ma ci sarà un'anteprima: dal 12 al
14 in teatro sarà effettuato uno stage di danza
classica, contemporanea e fisico-vocale,
organizzato dall'associazione culturale Romagna
Danza e dall'associazione IdeaDanza. Domenica 14
piazza Farini (nella foto, la gente durante
un'altra Fira) e piazza Gramsci ospiteranno il
mercato ambulante; nella prima piaza, dalle 11
alle 18 mostra di auto e moto d'epoca allestita
dai soci Crame di Russi. Il clou della festa ci
sarà tra il 18 e il 22 settembre, ma già il 17
(alle 20 in via D'Azeglio) è previsto un
concerto di campane, fisarmoniche e della Banda
città di Russi. Poi corse (competitive e non),
presentazioni di libri, la tombola in piazza,
equitazione ed escursionismo. Il testimonial
dell'edizione 2003 della Fira è nientemeno che
il vicepresidente della Juventus, Roberto
Bettega, atteso a Russi venerdì 19 per una
visita alla città. Naturalmente, gran parte
della Fira sarà incentrata sulla gastronomia
(con il bell'e cot, il vino nuovo, la piadina),
la musica, le mostre (tantissime), le iniziative
per la solidarietà. (Da Il Resto del
Carlino)
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